Oltre il punto di non ritorno climatico: non sempre è così critico, ma non bisogna nemmeno adagiarsi sugli allori

Per quanto concerne il punto di non ritorno climatico, potrebbero esserci buone notizie per i sistemi Terra di grandi dimensioni ed eterogenei dal punto di vista spaziale. Secondo una nuova ricerca, il superamento di un momento critico potrebbe sortire ripercussioni meno gravi di quanto si pensi generalmente.

Una nuova ricerca fa ben sperare che il superamento di un punto di non ritorno potrebbe non rivelarsi così disastroso per un sistema Terra come generalmente ritenuto. La ricerca, sostenuta dal progetto TiPES, finanziato dall’UE, dimostra che la variazione repentina di sistemi spazialmente eterogenei quali croste ghiacciate, laghi e foreste non sempre comporta l’affermarsi di cambiamenti irreversibili nell’intero sistema. Difatti, i risultati potrebbero spesso essere più impercettibili e meno gravi, come riferito dallo studio pubblicato sulla rivista «Environmental Research Letters».Finora, numerosi sistemi Terra hanno manifestato vulnerabilità nei confronti della variazione repentina, infoltendo lo spettro di catastrofi irreparabili, tra cui la scomparsa della foresta pluviale dell’Amazzonia, lo scioglimento delle croste ghiacciate e la desertificazione. Tuttavia, secondo lo studio, queste previsioni solitamente si basano su modelli concettuali semplici dotati di appena due stati alternativi. Gli autori sostengono che nel caso di modelli più complessi, di frequente la variazione repentina non è così acuta, provocando, ad esempio, lo scioglimento solo di alcune porzioni di una crosta ghiacciata anziché dell’intera crosta nel corso di un singolo evento critico.

Nel loro studio, i ricercatori analizzano come si comportano i modelli concettuali quando vengono incorporati alcuni effetti spaziali, quali il trasporto spaziale o l’eterogeneità spaziale. Secondo quanto rivelato dal team, l’aggiunta di effetti del genere fa sì che la gravità dell’evento critico dipenda fortemente dalla dimensione e dall’eterogeneità spaziale del sistema. In altri termini, quando si verifica una variazione repentina in un sistema grande e spazialmente eterogeneo, ciò non è grave quanto un evento critico a tutti gli effetti e avviene progressivamente, innescando la ristrutturazione unicamente in una sezione del sistema. «Oltre a ciò, mentre parte del sito appare ancora nel suo stato originale, il ripristino potrebbe inoltre essere più semplice e accadere in maniera più graduale: poiché le condizioni climatiche sono destinate a migliorare ulteriormente, l’interfaccia spaziale tra gli stati può muoversi, recuperando lentamente il sistema», scrivono gli autori.

Lo studio adopera come esempio i laghi poco profondi per illustrare il ruolo svolto dalla dimensione e dall’eterogeneità spaziale nei sistemi ecologici. Nei laghi poco profondi l’eterogeneità è ridotta, motivo per cui le alte concentrazioni di sostanze nutritive possono stimolare la crescita eccessiva di alghe, un fattore che ne intorbidisce le acque. Ciononostante, in laghi più grandi, dove la dimensione del sistema permette una maggiore eterogeneità, le alte concentrazioni di sostanze nutritive possono indurre una variazione repentina in appena una parte del lago, lasciando le altre parti intatte. Il superamento di un punto di non ritorno è quindi meno grave nei laghi grandi rispetto a quelli piccoli. Ciò lascia perfino aperta la possibilità che le zone torbide di un lago grande possano schiarirsi in presenza delle condizioni adeguate, ad esempio se avviene una riduzione dell’inquinamento da sostanze nutritive.

Sebbene il quadro dipinto non sembri così terribile come si pensava inizialmente, ciò non significa che il punto di non ritorno climatico non costituisca un problema. «Mi preoccupano ancora i punti di non ritorno poiché presumo che possano verificarsi eventi critici, in particolare per la persistenza dei cambiamenti climatici. Eppure, non ho la certezza che una volta oltrepassato un punto di non ritorno, tutto andrà subito a scatafascio», osserva l’autore principale dello studio di TiPES (Tipping Points in the Earth System), il dott. Robbin Bastiaansen dell’Università di Utrecht, nei Paesi Bassi, in un articolo pubblicato sul sito web «Mirage». «Credo che avverrà in maniera molto più lieve, diversamente dal tipo di narrazione imperversante in alcuni articoli relativi ai limiti del pianeta, per cui, quando si supererà un punto di non ritorno, tutto collasserà nello stesso momento. Non credo che sarà così.»

Per maggiori informazioni, consultare:

sito web del progetto TiPES


ultima data di modifica: 2022-04-12 17:15:01
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